La puntata del 13 aprile 2016 di #svegliati avvocatura è dedicata alle società tra avvocati e il coworking. Ospite d’eccezione il dott. Raffaele Cantone.
L’organizzazione del lavoro negli studi legali italiani é caratterizzata, con percentuali superiori all’ 80%, dallo svolgimento dell’attività in forma individuale. I dati aggregati, rilevati dalla Cassa di Previdenza Forense, segnalano negli ultimi anni una progressiva e costante riduzione dei redditi degli avvocati. Questo progressivo impoverimento risente dell’elevato numero di soggetti che esercita la professione, finendo inevitabilmente per generare una concorrenza basata su forme di dumping, a detrimento della qualità dell’offerta, soprattutto nelle zone a maggiore densità e presenza di avvocati. In questo contesto, ci è parso indispensabile avviare un’analisi su differenti modelli organizzativi per lo svolgimento della professione, allo scopo di sviscerarne le criticità e i potenziali profili di utilità, necessari per interrompere il meccanismo di progressiva perdita di valore di cui è vittima la professione forense.
Questo percorso prende oggi il via con un’intervista alla collega Brunella Brunetti, che illustra i motivi per cui in Italia, allo stato attuale, non sono decollate le società tra professionisti del settore. Allo stesso tempo abbiamo ritenuto doveroso conoscere ed avvicinare, sin da questo primo step, l’esperienza di colleghi che hanno realizzato formule del tutto innovative per lo svolgimento della nostra professione. Ne abbiamo parlato con l’avvocato Luigi Ciambrone, ideatore del progetto “Avvocatoexpress”, realizzato attraverso una start-up, nella quale sta sperimentando pratiche di coworking, che coniugano collaborazione e innovazione. L’indagine e solo all’inizio e non si ferma qui. Continuate a seguirci: cercheremo insieme di capirne sempre di più. Buon ascolto.