IL CORRIERE SALENTINO: Davigo: La giustizia è lenta perchè gli avvocati sono troppi.
La notizia non è nuova né in senso relativo, perché risale a ormai qualche giorno fa, per l’esattezza al 12 maggio, nè in senso assoluto, perché ad esternazioni simili del Dott. Davigo siamo abituati (sarà la quinta volta in 5 anni che afferma lo stesso principio), eppure non potevamo non aprire l’odierna puntata di Svegliati Avvocatura, senza darne conto.
In un incontro in una scuola di Taviano, piccolo centro della Provincia di Lecce, il neo Presidente dell’ANM, che evidentemente non sa mai rinunciare alle battute ad effetto, è tornato a parlare dei numeri dell’avvocatura e ad attribuire ai troppi avvocati la responsabilità della lunghezza dei processi. Non pago, ha rincarato la dose affermando che il gran numero degli avvocati iscritti negli albi sarebbe la causa dei troppi processi che si celebrano in Italia e che l’attuale processo penale accusatorio rallenterebbe i processi, costringendo a ripetere inutilmente attività istruttorie già espletate dalla polizia giudiziaria. Parole pesanti, poco rispettose non solo dell’avvocatura, ma ancor più della costituzione, del sacrosanto diritto di difesa e ad un giusto processo, che sono pietre miliari della nostra carta.
Non sono mancate le reazioni dal mondo dell’Avvocatura, dall’OUA (sulla sua pagina ufficiale Facebook) all’AIGA, ad ANF a tutte le altre maggiori sigle associative, dure critiche sono state rivolte al Presidente dell’ANM e non è difficile ipotizzare che questa nuova uscita sia legata a filo doppio alla decisione delle Camere Penali di indire l’astensione dalle udienze per i prossimi 24, 25 e 26 maggio, e così scendere in campo con decisione nel dibattito su intercettazioni e prescrizione che vede il sindacato dei magistrati in prima linea.
Non vogliamo ulteriormente replicare al Dott. Davigo, ma ci sembra più utile e più in linea con lo stile della nostra radio leggervi le parole di un altro Magistrato, il Dott. Giacomo Ebner, animatore della notte della Giustizia svoltasi nei giorni scorsi a Roma, e già ospite con una sua bella intervista sulla nostra radio.
Ecco il suo pensiero che da ieri campeggia in molte bacheche di avvocati su Facebook.
“Caro Avvocato, ogni giorno ci vediamo e condividiamo una parte del lavoro assieme. SÌ, ma tu stai facendo la fila fuori dalla mia porta, io alla mia scrivania; tu entrando col sorriso anche se hai i cavoli tuoi, io dipende dall’umore; tu in giacca e cravatta anche a luglio, io in jeans; tu paziente dei miei orari, io non sempre dei tuoi; tu che hai il cliente sul collo, io che ho tutto apparecchiato; tu che torni più volte per vedere se ho deciso, e io che mi sento in colpa per non averlo ancora fatto; tu che hai venti anni più di me e mi saluti con rispetto; tu che mi racconti storie di altri e dagli occhi capisco che mille ne avresti da dirne di tue. TI rispetto, ti ammiro, ti sono grato”.
E noi siamo grati ad un Magistrato come il Dott. Ebner, che evidentemente sa che senza Avvocatura non c’è democrazia e non c’è giustizia.
DAVIGO: TROPPI AVVOCATI=PROCESSI LENTI
CORRIERE: Chiusura del Salone del libro di Torino.
Chiude in un clima di generale soddisfazione il Salone del Libro di Torino, che anche ieri ha registrato diversi incontri sold out, da Francesco De Gregori all’astronauta Samatha Cristoforetti, da Antonello Venditti a Margherita Buy e Nanni Moretti impegnati in un reading delle pagine di Natalia Ginzburg. «Ma bisogna tenere presente che c’erano anche 350 persone a sentire un filosofo da noi poco conosciuto come Michel Serres. E 250 sono rimaste fuori» dice il direttore Ernesto Ferrero, che ammette di essere «sempre stupito dalla qualità di questo pubblico. Credevo che ci potesse essere una forma di saturazione rispetto al focus sulla cultura araba e invece c’è stata molta partecipazione». I dati dell’affluenza verranno resi noti soltanto questa sera, anche se il confronto con l’anno precedente rischia di essere comunque poco significativo, considerate le accuse che nelle edizioni scorse siano stati ritoccati al rialzo.
REPUBBLICA: Procura di Milano, è scontro al Csm. Legnini vuole votare giovedì.
Da sei mesi l’ufficio del capoluogo lombardo è senza capo. Tre in lizza: Greco, Nobili e Melillo. Ma il partito del rinvio è sempre forte.
Sono passati ben 181 giorni nei quali la procura di Milano, cioè l’ufficio giudiziario più noto d’Italia e spesso strategico per le sue inchieste, è rimasto senza un capo. Il 16 novembre 2015 è andato in pensione l’ex procuratore Edmondo Bruti Liberati, senza fruire, come avrebbe potuto, della proroga di un anno. In questi sei mesi il Csm non è ancora riuscito a scegliere il nuovo procuratore. Dopo 181 giorni è ancora scontro, stavolta tra il vice presidente Giovanni Legnini, che vuole il procuratore prima delle elezioni amministrative e alcuni dei relatori che invece prendono ancora tempo. Solo il 15 aprile la commissione per gli incarichi direttivi si è spaccata sui tre candidati.