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RASSEGNA STAMPA DI GIOVEDI’ 16 GIUGNO 2016

LA STAMPA: Il giudice in ritardo non scrive la sentenza. I mafiosi tornano liberi.
La Calabria in un baratro giudiziario, ma la politica tace.

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Nel silenzio della politica e delle istituzioni (anche togate), dei professionisti e dei dilettanti dell’antimafia, la Calabria sprofonda in un baratro giudiziario. Solo negli ultimi giorni sono scivolati inosservati, come fossero normali, alcuni casi clamorosi. La scarcerazione di alcuni ’ndranghetisti condannati in primo grado e in appello, ma salvati da un giudice che a 11 mesi dalla pronuncia della sentenza non ha ancora depositato le motivazioni; il ritardo di cinque anni con cui ricomincia un altro processo per mafia; l’agonia del processo ai caporali di Rosarno, scaturito sei anni e mezzo fa dalle testimonianze dei migranti e non ancora arrivato nemmeno alla sentenza di primo grado.
«Cosa mia»
La vicenda più grave riguarda il processo «Cosa Mia», nato nel 2010 da un’indagine della procura di Reggio Calabria, allora retta da Giuseppe Pignatone oggi procuratore a Roma, sulle famiglie della piana di Gioia Tauro, protagoniste di una sanguinosa guerra di mafia negli Anni 80-90, con 52 omicidi e altri 34 tentati. L’inchiesta aveva svelato il controllo delle cosche sui lavori dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, con una tangente del 3% imposta alle imprese sotto la voce «tassa ambientale» o «costo sicurezza».

SENTENZA IN RITARDO: BOSS IN LIBERTA’

REPUBBLICA: Furbetti del cartellino, arriva il licenziamento sprint.
Quarantotto ore per essere sospeso. Due settimane per difendersi. Altre due per essere sbattuto fuori. Tempi duri (e stretti) per chi è beccato in flagrante a timbrare il cartellino per sé (o per altri) e poi va in palestra, a fare shopping, torna a letto oppure corre al secondo lavoro. Il decreto attuativo della riforma Madia (presentato a gennaio e da stasera legge dello Stato) fissa un tempo certo – 30 giorni – per decidere la sorte del dipendente pubblico furbetto. I correttivi al testo finale – che recepisce le sollecitazioni di Parlamento e Consiglio di Stato – blindano la tempistica dell’iter disciplinare fin qui molto lasco. “Per i furbetti del cartellino è finita la pacchia”, è “un provvedimento cattivo ma giusto” ha detto il premier Matteo Renzi al termine del Consiglio dei ministri: “D’ora in poi si va a casa”.

Sospensione sprint, ma assegno alimentare. Il dipendente colto sul fatto viene sospeso dal dirigente entro 48 ore. Resta senza stipendio, ma gli viene riconosciuto un “assegno alimentare”, pari a metà del salario base. Il dirigente deve inviare gli atti – “contestualmente” alla sospensione – all’ufficio per i procedimenti e così avvia l’azione disciplinare.

FURBETTI DEL CARTELLINO: LICENZIAMENTI PIU’ RAPIDI

Dalla newsletter del CNF: Liquidazioni dei compensi professionali a fronte di patrocinio a spese dello Stato in ambito penale, il Consiglio propone una tabella standardizzata su base nazionale

Il Consiglio Nazionale Forense ha inviato ai Presidenti Consigli degli Ordini forensi, lo scorso 8 giugno, la circolare n. 3-C-2016 recante schema di Protocollo su base nazionale per la liquidazione degli onorari dei difensori dei soggetti in regime di patrocinio a spese dello Stato. Il Protocollo riguarda il settore penale ma a breve il CNF proporrà il testo anche per quello civile.

La proposta, per la quale l’auspicio è che venga adottata in tutti i Fori previo accordo con l’Autorità giudiziaria, mira a rendere omogenea la liquidazione di questi compensi professionali, superando le perequazioni che sede per sede accadono anche a fronte del medesimo “peso” giudiziario delle attività difensive compiute e a fronte dello stesso trattamento fiscale.

CNF: TABELLA STANDARD PER GRATUITO PATROCINIO

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